Intervento di Nazareno Valente
“Pativa la città d’Acqua, e sentivano non poco scommodo i Cittadini nel mandare a pigliarla hor d’un Aquedotto, e hor d’un altro, e particolarmente da quello, che presso le mura della Città scorreva [ndr. bastione San Giorgio], e anco dalla fontana chiamata grande [ndr. la fontana Tancredi], (…) che però nell’anno della nostra salute 1618 governando la Città per il Re uno spagnuolo di gran prudenza, bontà, integrità (…) chiamato Pietro Aloysio de Torres, considerando tanto difetto in un’ habitazione riguardevole, si pose in pensiero di darci opportuno rimedio, che fu di condurre l’acqua dentro la Città…” (1).
Per far questo il de Torres sfruttò l’antico acquedotto romano, che portava l’acqua sino alle mura cittadine, appunto sotto al bastione San Giorgio, e da lì “condusse l’acqua per nuovi condotti, e si formò la prima Fontana, che menava con due butti d’acqua in una strada maestra per dritta linea dalla muraglia predetta. Di là ripigliandosi d’istesso cammino, la condusse nella Piazza Maggiore” (2), e qui fu edificata in maniera decisamente più artistica la fontana che prese nome dal de Torres stesso; infine, sempre per nuove sotterranee condutture si portò l’acqua “a sboccare similmente da due bocche di cavalli di bronzo presso la Marina, vicino la porta chiamata Reale”. (3)
Questa è la prima descrizione che ci perviene della fontana di Crisostomo ed è fornita da Andrea Della Monica, nell’unico capitolo di cui la critica gli assegna la paternità.
Le poche righe richiamate ci fanno conoscere il progetto nel suo insieme, fornendoci inoltre preziose informazioni sull’aspetto delle fontane e della loro collocazione.
Veniamo così a sapere che, a parte la fontana de Torres costruita con un certo gusto estetico, le altre due fontane hanno il compito di soddisfare solo esigenze pratiche, vale a dire fornire l’approvvigionamento idrico tout court tramite due “butti” o “bocche”, e, soprattutto, che la condotta parte dal bastione San Giorgio e raggiunge, in una strada maestra, la fontana di Crisostomo “per dritta linea”; poi, “ripigliandosi d’istesso cammino”, vale a dire proseguendo sempre nella stessa direzione, raggiunge la fontana de Torres e, successivamente, la fontana della Marina. Il che sta a significare che le fontane sono sistemate lungo due ideali rette che congiungono ciascuna la fonte precedente con la successiva, cosa per altro del tutto usuale in queste opere, in quanto consente di porre le tubature in linea con il tracciato da percorrere rendendo così meno complicate le operazioni di posa ed i futuri interventi di manutenzione. In pratica dal bastione San Giorgio le tubature raggiungevano un punto vicino all’attuale corso Umberto I; da qui si estendevano sino al limitare della piazza Maggiore (parte bassa dell’attuale piazza Vittoria) per giungere infine alla marina (giardinetti di piazza Vittorio Emanuele II).
Per quanto riguarda la configurazione delle fontane, ci soccorre anche la pianta del Blaeu (figura n. 1) (4). che rappresenta la fontana di Crisostomo alquanto imponente e squadrata, tanto da far pensare che fungesse anche da deposito idrico, trovando così giustificazione anche la denominazione alternativa utilizzata per identificarla (Conserva), e quella della Marina (qui denominata “sotto le case de la corte”) con un muro d’appoggio rettangolare che ricorda alla lontana la configurazione della fontana di Tancredi.
In merito al posizionamento invece il Blaeu colloca erroneamente la fontana Crisostomo quasi dalle parti di via Porta Lecce, quando è fuori di dubbio, dalla descrizione del Della Monica che si trovasse all’allora limite occidentale della città, in una zona prossima all’attuale Corso Umberto I. D’altra parte la pianta del Blaeu, accurata nel suo insieme, ha qualche posizionamento non conforme e basta notare come le Petagne siano troppo addossate alle torrette d’ingresso del porto interno, per rendersene conto.
Nei secoli successivi della fontana della Marina si perdono le tracce, chiaro sintomo che andò distrutta; di quella di Crisostomo si ritrova qualche annotazione qua e là nelle delibere del Decurionato, soprattutto per guasti alle tubature o per operazioni di normale manutenzione, sicché quelle d’un certo rilievo si limitano ad un paio.
Il 14 luglio 1838 il Decurionato di Brindisi approva i lavori da eseguire urgentemente per riparare sia il muro di prospetto della fontana, danneggiato per “la piena di acque copiosissime nel serbatoio”, sia quello dell’abitazione contigua di cui risulta proprietario certo Domenico Calia (5).
La quale annotazione non fa che ribadire la forma rettangolare della fontana di Crisostomo fornendoci in più la notizia che essa era addossata ad un’abitazione alla quale, di conseguenza, poteva anche arrecare seri problemi.
Il 20 settembre 1854 il Decurionato incarica invece l’ingegnere Annibale Valle e la Deputazione delle opere pubbliche di far praticare saggi sulla tubatura fino a “pozzo di Vito” (che ricordiamo era l’origine della rete idrica) per individuare il guasto che ha causato la mancanza d’acqua alla fontana di Crisostomo (6).
Altra nota di rilievo, di carattere toponomastico, è che in questo periodo si accompagna al nome di Crisostomo (7), o si sostituisce completamente ad esso, quello de la Conserva. La dizione più ricorrente risultando: “fontana di Crisostomo detta comunemente la Conserva”; tuttavia la nuova dizione sembra con il tempo prendere sempre più piede sia nei documenti ufficiali, sia nell’uso comune. Non a caso la zona, nei cui pressi la fontana si trovava collocata, veniva chiamata Conserva e lo stesso toponimo era attribuito ad una strada che comprendeva, a grandi linee, forse le attuali via Conserva e via San Lorenzo da Brindisi.
Oltre a ciò, niente di eccezionale, né di misterioso o che, in ogni caso, giustifichi il titolo adottato per questo articolo.
Le stranezze incominciano però a sorgere leggendo quanto riporta Ferrando Ascoli, qualche secolo dopo, circa il progetto compiuto da Pietro Aloysio de Torres. Confondendo infatti, come meglio vedremo in seguito, la situazione delle fontane brindisine al momento in cui scriveva con quella del periodo del de Torres, l’Ascoli almeno in apparenza accredita a quest’ultimo la costruzione di un’ulteriore fontana, la “Due canoli”, che quindi si aggiunge inopinatamente alle tre indicate dal Della Monica. Della stessa fontana scrive che “si trova a dritta sulla strada che conduce alla ferrovia e a metà circa del cammino delle banchine alla stazione”8; aggiunge poi: “ultimamente, nel 1881, fu costruito, per cura del municipio, a fianco di questa fontana, un casotto in muratura, per custodirne la fonte” (8).
Per quanto riguarda la fontana di Crisostomo, l’Ascoli invece scrive: “La fontana di S. Grisostomo trovavasi anticamente rimpetto alla casa d’Errico, e precisamente presso i primi alberi lungo la strada conducente alla stazione ferroviaria. Per i lavori appunto di questa strada, la fontana è stata tolta e stabilita nel piccolo piazzale triangolare che si trova rimpetto alla farmacia Fornaro, alla estremità di via Umberto I. Ora la fontana di S. Grisostomo è composta di un circolo a rosone, nel cui centro, sopra a una base triangolare, alta circa un metro, è posta una vasca di marmo. Nel mezzo di questa vasca è un gruppo di tre faune marine a foggia di piramide, il cui vertice è formato dalle code. Dalle bocche di queste faune l’acqua sgorga con abbondante zampillo nella vasca dalla quale per quattro buchi si versa nel sottostante circolo a rosone, trattenutavi da un rialzo di pietre leccesi alto circa cinquanta centimetri. Inoltre a questo rosone sono poste circolarmente quattordici colonnette di ferro alla cui sommità bucata passa una catenella che le collega per impedire agli animali di penetrare nell’interno, La catenella è interrotta dalla parte della stazione da un piccolo spazio libero pel quale possono gli abitanti che attingono l’acqua”(9).
Chiunque legga con attenzione il passo potrà riscontrare che la fontana da rettangolare è divenuta circolare e, oltre a questo, che la descrizione nel suo insieme identifica senza dubbio alcuno la fontana dei Delfini che ora si trova nei giardinetti di piazza Vittorio Emanuele II.
In pratica, l’Ascoli dà come esistenti nel centro di Brindisi prima quattro e poi, scomparsa quella della Marina, tre fontane: Due canoli, Crisostomo e de Torres mentre, in tutta la documentazione dello stesso periodo, le fontane del centro di Brindisi risultano in maniera incontrovertibile solo due: Crisostomo e de Torres.
Identifica poi la fontana di Crisostomo con quella dei Delfini e, relativamente al suo sito, ci fa sapere che anticamente si trovava “presso i primi alberi lungo la strada conducente alla stazione ferroviaria” e che, a seguito dei lavori per questa nuova strada, in pratica corso Umberto I, fu spostata nella piazzetta di fronte alla farmacia Fornaro, vale a dire all’incrocio tra le attuali corso Umberto I e via Cesare Battisti.
Su queste ultime questioni il Vacca riprende in toto il parere dell’Ascoli precisando, però, che il trasferimento della fontana di Crisostomo di fronte alla farmacia Fornaro avvenne nel 1876 (10) e che “non ebbe requie neppure qui (…) perché fu poi trasferita in Piazza Baccarini (ndr. attuale Piazza San Teodoro D’Amasea)” (10), rafforzando in questo modo il processo d’identificazione delle due fontane, in quanto quest’ultimo trasferimento nei documenti ufficiali coinvolge in maniera inequivocabile la fontana dei Delfini.
Di fatto per l’Ascoli e, soprattutto il Vacca, la fontana di Crisostomo è stata trasferita nel 1876 dal suo sito originario all’incrocio tra via Cesare Battisti e corso Umberto I; qui ha cambiato struttura assumendo la configurazione nella quale i moderni riconoscono la fontana dei Delfini. In definitiva, la fontana Crisostomo nel tempo s’è modificata sia d’aspetto sia nella denominazione divenendo la fontana dei Delfini. O per dirla in altro modo la fontana di Crisostomo e quella dei Delfini sono un’unica fontana, alla quale sono stati imposti denominazioni e immagini diversi nel corso degli anni, e non due distinte fontane, come si potrebbe essere portati a credere.
Di diverso avviso si dimostra il Camassa che, in prima istanza, nella sua “Guida di Brindisi”, stampata nel 1897, le indica non solo distinte ma anche contemporaneamente in piena funzione. Infatti, risalendo corso Umberto I, a partire da corso Garibaldi, si trovano entrambe sulla destra: la fontana dei Delfini di fronte alla farmacia Fornaro e quella di Crisostomo un po’ più su, in sostanza rimasta dov’era in origine (11). Tuttavia, in seguito, il Camassa corregge parzialmente il tiro: le due fontane rimangono distinte tuttavia, la Crisostomo viene demolita nel 1880 (12) e, nello stesso anno, viene costruita in sua sostituzione proprio la fontana dei Delfini (13).
Il Del Sordo, dal canto suo, propone una versione in parte originale, sebbene un po’ confusa: “Frattanto la fontana della Conserva, detta ‘di Crisostomo’ era stata trasferita nella piazzola triangolare, all’imbocco dell’attuale via Conserva, dove rimase fino al 1880, allorché le precarie condizioni ne suggerirono la demolizione. A sostituirla fu costruita, nel medesimo anno, la ‘Fontana dei delfini’, che fu collocata in Piazza Baccarini…”(14).
In questo caso le due fontane sono distinte ma diverso il sito (qui indicato “all’imbocco dell’attuale via Conserva” e, quindi, nella piazzetta di fronte al luogo individuato dagli altri autori) in cui fu spostata la fontana Crisostomo.
Il Del Sordo è inoltre il primo che non si mantiene sul vago circa la collocazione originaria della fontana che, precisa, fu “collocata nella piccola rientranza, che, percorrendo corso Umberto, s’incontra lungo l’isolato, delimitato dalle vie Masaniello e San Lorenzo” (15).
Diversa anche la versione del Carito il quale afferma che “La fontana dei Delfini (…) fu voluta nel 1876, in sostituzione della fontana Crisostomo (…). La nuova fontana (…) fu collocata in un piccolo piazzale triangolare all’incrocio fra la via delle Ferrarie (attuale via Cesare Battisti) ed il viale della Stazione (corso Umberto I)” (16).
Pure per questo autore le fontane sono distinte, e quella dei Delfini, come per il Camassa, è costruita in sostituzione della fontana Crisostomo, destinata presumibilmente alla demolizione.
Sulla posizione originaria della fontana Crisostomo abbiamo infine anche il parere della Alaggio. L’accademica, diversamente da tutti gli altri autori, la colloca, in base ai rilevamenti della “Pianta della Città, Porto, e Rada di Brindisi” del Genio militare napoleonico del 1811, più a nord e precisamente “immediatamente a ovest dell’attuale Largo Pipino, in prossimità dell’incrocio tra via S. Lorenzo da Brindisi e via Mazzini” (17).
Sempre che il lettore abbia avuto la pazienza di seguirmi sino a qui, me lo immagino sicuramente un po’ confuso da tante voci, e tutte per altro poco concordanti tra loro, come può per esempio avvenire se si è alle prese con un intrigo poliziesco in cui l’assassino può essere uno qualsiasi dei personaggi.
Naturalmente dipende dai gusti, ma per un appassionato dei gialli classici la difficoltà nella ricerca del colpevole diventa uno stimolo, non certo un motivo di scoraggiamento. Per questo mi sono lasciato prendere dalla curiosità e, quasi senza volerlo, mi sono messo ad “indagare” per cercare di dirimere il mistero così da riuscire a tirar fuori una qualche risposta attendibile, quantomeno agli interrogativi più essenziali, vale a dire:
1) la Crisostomo è una fontana a sé stante? oppure nel tempo è stata modificata sino a “diventare” la fontana dei Delfini?
2) Fu mai spostata? e, nel caso, quando e dove?
3) Il de Torres dove la fece collocare in origine?
Per deformazione professionale, ritengo che per risolvere problemi del genere occorra ricorrere alle fonti. Le uniche reperibili e consultabili in questo caso sono risultate le deliberazioni assunte a suo tempo dal Consiglio comunale di Brindisi e qualche pianta del periodo che, redatta per soddisfare scopi pratici, ha il grosso pregio di non dover per forza badare all’estetica ma solo alla precisione.
La prima informazione d’un certo peso rilevabile è che la denominazione Crisostomo entra ad un certo momento in disuso e negli oggetti delle pratiche comunali sparisce del tutto, sostituito dal solo “Conserva”, successivamente al 25 aprile 1871; data in cui per l’ultima volta è usata l’originaria intitolazione (18). Non a caso, quando il Consiglio comunale di Brindisi incomincia a discutere su quale possa essere la nuova collocazione della fontana, nell’oggetto si parla di “fontana Conserva” (19) e non più di “fontana di Crisostomo”.
Ed è con tale dizione che il Consiglio brindisino assume la prima deliberazione.
“Il consiglio ha considerato essersi ormai reso necessario il trasloco della fontana Conserva sia sotto il rapporto della viabilità, ingombrando ove attualmente è sita, una parte della nuova strada aperta dalla stazione, sia sotto il rapporto dell’estetica, essendosi resa deturpata e diruta per la demolizione del muro cui prima era addossata” (20).
Così il Consiglio giustifica la necessità del trasloco: la fontana ingombra e poi, il fatto che sia stato demolito il muro cui era addossata, non solo ne rovina l’estetica ma la rende anche inutile nella sua essenziale funzione di deposito (conserva) idrico. Motivi che spingono il collegio a decidere, a voti unanimi e senza eccessiva discussione, il nuovo sito per la fontana Conserva, designato genericamente “compreso tra la strada Dattilo e quella della piazza alla stazione” (20). Anche se poi stranamente si specifica: “raccomanda che a preferenza, la costruzione di essa riesca addossata al muro di occidente della casa Palumbo, attualmente abitata dal signor Salvadeo” (20).
Quando un verbale è troppo specifico fa sempre sorgere qualche malizioso dubbio e, magari, una risposta è nel fatto che, guarda caso, un Luigi Salvadeo faceva allora parte del Consiglio comunale.
Comunque sia, si dà incarico del progetto all’ingegnere Rubini (21).
L’anno seguente in tre successive delibere del maggio 1876 (22) il consiglio discute la proposta che, per maggiore comprensibilità, mi limito a riassumere, riportando le decisioni assunte, anziché affrontarle nel dettaglio.
Il consiglio esamina infatti il progetto Rubini e lo approva. Ma il progetto, nella sua stesura definitiva, prevede una variazione sostanziale: non si tratta più di spostare la “vecchia” fontana bensì di costruirne una “nuova” con materiali fatti arrivare da Napoli e con una spesa di lire 2.200. Resta invece invariato il sito presso cui la fontana avrebbe trovato collocazione, vale a dire la piazzetta Palumbo, dove c’era appunto la casa Palumbo, abitata probabilmente dal consigliere Salvadeo.
Ci sono due aspetti su cui occorre a questo punto soffermarsi.
Sebbene non ci sia più la volontà di spostare la fontana di Crisostomo o Conserva, come dir si voglia, ma di costruirne una nuova, quasi tutte le successive delibere continueranno a contenere nell’oggetto l’errata locuzione “spostamento della fontana Corserva”, lasciando così credere che si trattava d’un trasferimento della vecchia fontana e non della edificazione di una nuova e distinta fontana. In pratica il contenuto effettivo della delibera era completamente diverso dall’oggetto con cui essa veniva iscritta all’ordine del giorno. Questo ha probabilmente indotto nell’errore quegli autori che, attenendosi all’oggetto, senza magari leggere il relativo verbale, hanno poi riportato che la fontana Crisostomo era stata spostata dalla sua sede originaria, finendo quindi per identificarla con la fontana dei Delfini.
Ma, ciò che più importa, è questa la prima risposta ai quesiti inizialmente posti: la fontana Crisostomo rimase sempre nella sua sede originaria, vale a dire “rimpetto alla casa D’Errico”. Vedremo poi se riusciremo a ricavare dove questa casa più precisamente si trovasse, anche se a spanne sicuramente tra il punto destinato per la nuova fontana (incrocio tra via Cesare Battisti e Corso Umberto I) e la stazione.
L’inevitabile conseguenza di tale constatazione è che la nuova fontana, da edificare vicino la “casa Palumbo” con i materiali fatti giungere da Napoli, non era altro che la fontana dei Delfini, cui viene assegnato, almeno nel quindicennio iniziale, lo stesso nome della fontana che andava a sostituire nelle funzioni, vale a dire la Conserva e quindi in definitiva la Crisostomo.
Il risultato fu che la fontana dei Delfini, almeno inizialmente, finì per essere facilmente confusa con la fontana di Crisostomo, stante che entrambe erano identificate con lo stesso nome, la Conserva.
Possiamo pertanto affermare con certezza che la fontana Crisostomo e La fontana dei Delfini erano due fontane distinte, e non una stessa fontana che s’è modificata di configurazione e nel nome con il trascorrere del tempo.
Per la cronaca, solo alla fine del secolo XIX la nuova fontana assunse il nome attuale, vale a dire dei Delfini (ma veniva chiamata anche “i tre Delfini”), e lo si riscontra quando il consiglio comunale trattò del suo trasferimento in piazza Baccarini (23).
Riprendendo la nostra ricostruzione, abbiamo visto come nel maggio del 1876 s’era deciso di edificare una nuova fontana e collocarla vicino alla “piazzetta Palumbo”. Tuttavia l’anno successivo andò in scadenza il consiglio e Salvadeo non risultò fra gli eletti; forse questo indusse i suoi avversari a bloccare ogni decisione ed a riproporre la questione al consiglio in due successive accese riunioni (24).
L’argomento con molta probabilità era dibattuto da tempo dall’opinione pubblica, tant’è che i lavori non erano stati nel frattempo neppure iniziati, per cui, in sede consigliare, ci fu chi propose decisioni diverse rispetto a quella in precedenza assunta.
Le voci dissenzienti puntavano a mantenere in vita la vecchia fontana Conserva, ovvero di Crisostomo, spostandola, opportunamente riadattata, nella piazzetta Palumbo, e di edificare la nuova fontana in piazza San Francesco (attuali giardinetti Vittorio Emanuele II) (25). Questa proposta avrebbe forse meglio interpretato le esigenze della popolazione, stante che chi abitava alla marina era costretto a spostarsi fino alla piazza Mercato per prendere l’acqua, ed avrebbe anticipato d’una cinquantina d’anni la destinazione definitiva della fontana dei Delfini. Tuttavia gli interessi di chi desiderava avere l’acqua vicino casa e, in aggiunta la fontana nuova, furono prevalenti ed a nulla valse che il consigliere Ripa tuonasse che “in fatti di pubblica amministrazione, non bisogna minimamente guardare l’interesse privato”26. L’unico effetto fu quello di scatenare la sdegnosa replica della parte avversa.
Dopo una sofferta discussione, il consiglio ribadì la decisione presa l’anno prima con 10 voti a favore; l’astensione di 6 consiglieri ed il voto contrario di Calabrese e Ripa (26), che così contrastarono fino all’ultimo “l’interesse privato”, sia pure senza effetto alcuno.
Da quel momento in poi la fontana nuova compare negli ordini del giorno del consiglio comunale solo per questioni irrilevanti e, per quel che c’interessa sapere, si può ritenere che la fontana dei Delfini divenne operante nel 1879, quando il consiglio decise la destinazione dei fondi per gli ultimi lavori di rifinitura (27). Fu questa anche la prima occasione in cui l’oggetto la determinò come “nuova” fontana Conserva (27), e non fontana Conserva tout court.
Prima di verificare l’originaria collocazione delle due fontane, ritorniamo alle affermazioni dell’Ascoli, riportate all’inizio.
Provando che le due nostre fontane erano sin dall’origine distinte, abbiamo anche dimostrato che l’Ascoli cadde nell’equivoco di identificarle in un’unica fontana che aveva modificato configurazione e denominazione nel corso del tempo. Ma se così è, quella che lui credeva essere la fontana Crisostomo altro non era che la fontana dei Delfini e, conseguentemente, aveva ritenuto antica una fontana edificata invece solo da pochi anni. Per cui torna il conto delle fontane a suo tempo edificate dal de Torres che l’Ascoli elenca nel suo scritto.
Ritornando ora per un attimo alle pratiche esaminate dal consiglio comunale brindisino del tempo, si ricava in aggiunta che, una volta decisa la costruzione della nuova fontana, non si dibatté più delle sorti della vecchia fontana di Crisostomo.
Come sappiamo, era “d’ingombro” e “diruta per la demolizione del muro cui prima era addossata” ma tuttavia ancora in piedi quando si discuteva delle sorti della nuova fontana dei Delfini nel maggio del 1877; né, d’altra parte, in tali discussioni si lasciò mai presupporre una sua immediata demolizione. Il che ci può far credere che la fontana di Crisostomo era ancora operante al tempo in cui scriveva l’Ascoli (poco oltre il 1880) magari come semplice abbeveratoio e non più come deposito idrico, vista la demolizione del muro di prospetto.
E se era ancora in funzione, e sempre collocata, come visto, nella sua sede originaria, necessariamente doveva identificarsi con la fontana che l’Ascoli chiamava “Due Canoli”.
Se poi si ricorda che nella descrizione del Della Monaca la Crisostomo è fornita proprio di “due butti d’acqua”, la possibilità che la vecchia fontana edificata dal de Torres, opportunamente riadattata e ridimensionata nelle funzione, sia proprio la Due Canoli dell’Ascoli, non è un’ipotesi campata in area. Anche perché, visto che il suo nome originario (Crisostomo) era caduto in disuso, e che quello con cui era a quel tempo identificata (Conserva) era stato assegnato anche alla nuova fontana, era gioco forza darle una nuova denominazione.
E quella di “Due canoli” le si adattava, caratterizzando il numero di bocche con cui forniva l’acqua.
Tuttavia, almeno analizzando gli oggetti dei verbali, non si ritrova alcun richiamo che possa far risalire alla ristrutturazione della Due Canoli riportata dall’Ascoli, sebbene occorra rilevare che i molteplici lavori, fatti in quel periodo per il riordino della strada che conduceva alla stazione, comportò inevitabilmente che essi fossero esaminati accorpati, e non ognuno a sé stante.
Si consideri poi che, a partire dal 1891, incomincia a spuntare fuori negli oggetti delle pratiche del consiglio un’altra fontana, la tre Cannuoli, che, guarda caso, risalendo corso Umberto I, a partire da corso Garibaldi, si trova a destra subito dopo la fontana dei Delfini da cui “dista appena 50 metri” (28).
Proprio, come nella descrizione data dal Camassa nel 1897, si trova la fontana di Crisostomo collocata sulla destra e un po’ più su rispetto alla fontana dei Delfini, appunto andando verso la stazione.
In definitiva la Tre Cannuoli, La Due Canoli e la Crisostomo di fatto operano in tempi diversi ma tutte e tre nel medesimo posto. Dire che siano la stessa fontana è del tutto naturale, pur considerando le modifiche subite nel tempo per funzioni svolte, per “butti” e per denominazione.
Tale ipotesi d’altra parte è avvalorata dall’esame di due poco conosciute piante compilate a quel tempo.
Nella figura n. 2, che riproduce un particolare della “Pianta della città, Porto, e Rada di Brindisi” redatta dal Genio Militare napoleonico nel 1811, la fontana di Crisostomo è rilevata con la denominazione di fontana Conserva e dista, data la scala utilizzata, circa 200 metri circa dalla fontana de Torres (29). Considerato che a quel tempo la fontana de Torres era in una posizione più a sud rispetto all’attuale, la sede della fontana di Crisostomo può ritenersi più o meno quella indicata dal Del Sordo, vale a dire lungo l’isolato, delimitato dalle vie Masaniello e San Lorenzo.
Tenuto presente che la fontana de Torres poteva distare circa 150 dalla piazzetta Palumbo in cui fu edificata la fontana dei Delfini, tra la fontana dei Delfini e quella di Crisostomo finiscono per esserci circa 50 metri. E quindi i conti sembrano tornare.
Ma, se c’è qualche dubbio, questo viene dissolto dalla successiva figura n. 3 che riproduce un particolare di una pianta redatta alla fine del XIX secolo dalla Società italiana per le condotte dell’acqua (30).
Qui, sono evidenziate le condotte romane ed in parte anche quelle del periodo del de Torres. In posizione I è evidenziato il posto dove si trovava la fontana di Crisostomo. Praticamente era vicina al luogo dove sarebbe sorto il teatro Verdi e, come si può notare dal contrassegno, in quel periodo era diventata un abbeveratoio che, a mio giudizio, aveva prima preso la denominazione di Due Canoli e poi di Tre Cannuoli.
In posizione II è caratterizzato il sito della fontana dei Delfini, che si trovava come più volte riferito all’incrocio di via Cesare Battisti (allora strada Ferrerie) con Corso Umberto I (allora strada Umberto I), nella cosiddetta piazzetta Palumbo.
Come si può facilmente rilevare la distanza tra le due posizioni è di circa 50 metri.
Riassumendo, spero a questo punto di aver chiarito al di là di ogni possibile dubbio che:
1) le fontane di Crisostomo e dei Tre Delfini erano distinte;
2) il sito originario della fontana di Crisostomo era vicino alla casa D’Errico, vale a dire nei pressi del teatro Verdi;
3) la fontana di Crisostomo non venne mai spostata dalla sede originaria e, nel tempo, assunse la denominazione di Conserva, Due Canoli e Tre Cannuoli, e fu modificata nella configurazione;
4) la fontana dei Delfini, voluta nel 1876 ed edificata probabilmente nel 1879, fu originariamente posizionata nella piazzetta Palumbo che si trovava all’incrocio tra via Cesare Battisti e Corso Umberto I; successivamente fu trasferita in Piazza Baccarini e poi nei giardinetti Vittorio Emanuele II. Inizialmente, per almeno i primi dieci/quindici anni di attività, era denominata Conserva o Nuova Conserva. Assunse l’attuale denominazione di fontana dei Delfini a partire dall’ultima decade del secolo XIX.
Se qualcuno a questo punto si dovesse chiedere quale fine abbia fatto la fontana di Crisostomo, risponderei che di essa si perde ogni traccia nella documentazione del Consiglio comunale brindisino dal 1897, anno in cui viene citata per l’ultima volta come fontana Tre Cannuoli. Azzarderei poi, quasi certo di vincere l’azzardo, che con molte probabilità fu demolita proprio nel momento in cui, nella zona in cui aveva operato per quasi tre secoli (31), fu costruito il teatro Verdi.
Il rimpianto teatro Verdi, destinato anch’esso alla furia distruttrice delle ruspe.
Nazareno Valente
Note.
1. Andrea Della Monica, “Memoria Historica dell’antichissiima e fedelissima città di Brindisi”, Ristampa anastatica, R. Jurlaro, Bologna, 1967, p. 696.
2. Ibid., p. 697.
3. Ibid., p. 698.
4. Pianta del Bleau (edizione del 1705), tratta da: Nicola Vacca, “Brindisi ignorata”, Vecchi & C. Editori, Trani, 1954, Ristampa anastatica, CCIAA, Brindisi, pp. 168-169.
5. “Le deliberazioni del decurionato di Brindisi (1808-1861)”. Regesti, a cura di Rosanna Savoia, in <>, a. 46, LXXVII (2001), Lecce, pp. 118-119.
6. Ibid., pp. 296-297.
7. La denominazione di fontana di Crisostomo è certamente successiva all’anno di edificazione; risulta però già presente nella mappa del Bleau, stampata nel 1663, con la dizione Chrisostomo.
8. Ferrando Ascoli, “La storia di Brindisi”, Malvolti, Rimini, 1886. Ristampa Arnaldo Forni Editore, 1981, p. 248.
9. Ibid., p. 248-249.
10. Nicola Vacca, Op. cit., p. 145.
11. Pasquale Camassa, “Guida di Brindisi”, Mealli, Brindisi, 1897. Ristampa anastatica Quotidiano, Lecce, 1992, pp. 24-25.
12. Pasquale Camassa, “Guida di Brindisi”, Tipografia del commercio, Brindisi, 1910, p. 67.
13. Ibid., p. 69.
14. Alberto Del Sordo, “Toponomastica brindisina (Il centro storico)”, Schena Editore, Fasano, 1990, p. 196.
15. Ibid., p. 196.
16. Giacomo Carito, Brindisi. La nuova Guida, Edizioni Prima, Oria, 1994, p. 100.
17. Rosanna Alaggio, “Brindisi Medievale (Natura, Santi e Sovrani in una città di frontiera), Editoriale Scientifica, Napoli, 209, p. 283.
18. Delibera del Consiglio Comunale di Brindisi n. 1871/19 del 25 aprile 1871, “Appalto del tronco di strada dalla fontana Crisostomo alle beccherie”.
19. Delibera del Consiglio Comunale di Brindisi, n. 1874/31 del 4 maggio 1874, “Designazione del sito per la fontana Conserva e domanda del signor Antonio Monticelli relativa alle cunette nella gradinata congregazione”.
20. Delibera del Consiglio Comunale di Brindisi, n. 1875/53 del 30 settembre 1875, “Designazione del sito per la fontana Conserva”. La denominazione utilizzata (strada Dattilo) solleva un ulteriore quesito: sono convinto che, quando veniva redatto questo verbale, la strada Conserva si limitava all’attuale San Lorenzo da Brindisi mentre la “nostra” via Conserva, con buone probabilità, era denominata strada Dattilo e, solo in seguito, divenne strada Conserva anch’essa.
21. Antonio Rubini, altre volte indicato architetto.
22. Delibere del Consiglio Comunale di Brindisi, rispettivamente n. 1876/37 del 3 maggio 1876, “Approvazione del progetto per la costruzione della fontana Conserva”; n. 1876/81 del 24 maggio 1876, “Spostamento della fontana Conserva”, e n. 1876/89 del 29 maggio 1876, “Progetto Rubini per lo spostamento della fontana Conserva”.
23. Delibera del Consiglio Comunale di Brindisi, n. 1897/66 del 28 giugno 1897, “Trasporto della fontana Delfini alla marina”.
24. Delibere del Consiglio Comunale di Brindisi, n. 1877/106 del 14 settembre 1877 e 1877/112 del 17 settembre 1877, aventi entrambe uguale oggetto: “Spostamento della fontana Conserva”.
25. Delibera del Consiglio Comunale di Brindisi, n. 1877/106 del 14 settembre 1877, “Spostamento della fontana Conserva”.
26. Delibera del Consiglio Comunale di Brindisi, n. 1877/112 del 17 settembre 1877, “Spostamento della fontana Conserva”.
27. Delibera del Consiglio Comunale di Brindisi, n. 1879/56 del 9 maggio 1879, “Destinazione di fondi per il pagamento della spesa occorsa per la cinta della nuova fontana Conserva e per il cordoncino al marciapiede”.
28. Delibera del Consiglio Comunale di Brindisi, n. 1897/66 del 28 giugno 1897, “Trasporto della fontana Delfini alla marina”.
29. Pianta della Città, Porto e Rada di Brindisi, Colonnello del genio Tironi, 1811, Biblioteca Nazionale di Napoli, Sez. Man. e Rari, B2 29b (77), particolare.
30. Società Italiana per le condotte d’acqua, ASBr, ASCB, cat. X, cl. 1, b.4, fasc.18, particolare.
31. Ovviamente sotto altre vesti, la fontana di Crisostomo è ricomparsa nella piazzetta d’imbocco a via Conserva, quasi di fronte alla sede originaria della fontana dei Delfini.